mercoledì 6 agosto 2014

La fuga dalle proprie responsabilità.

Le esternazioni che il leader di un gruppo di opposizione ha fatto, sia nel corso del consiglio comunale di martedì 29 luglio che attraverso altri mezzi di comunicazione, meritano alcune riflessioni.
Pur considerando lecito esprimere preoccupazioni e muovere critiche in merito all'aumento delle imposte, condanno fermamente il metodo, l'atteggiamento e le parole utilizzati dal consigliere, il quale si è distinto in questo contesto rispetto all'altro gruppo rappresentato in minoranza, che ha sostanzialmente mosso le stesse critiche mantenendo però un atteggiamento responsabile nei confronti dei cittadini, soprattutto di coloro che hanno subito un'ingiustizia che ha, in parte, contribuito a generare l'incremento delle imposte stesse.
Non si può liquidare con ironia, sarcasmo e indifferenza una storia della quale si è stati attori e non semplici spettatori. 
Non si può dire che se la Giunta di allora ha preso una decisione sbagliata, la colpa non è dei politici che la componevano ma dei funzionari che non hanno fatto il loro dovere omettendo di avvisare la parte politica del fatto che si stava commettendo non solo una grossa ingiustizia, ma anche un marchiano errore dal punto di vista legale. 
Non ci si può limitare a fare del sarcasmo affermando "... adesso con questa storia dei cimiteri andrete avanti per anni...".
Non si può sminuire o cercare di impedire che si parli ai cittadini in maniera chiara di ciò che è successo nel passato recente e delle conseguenze per il presente e per il futuro prossimo. 
Come questo consigliere, nemmeno il suo sindaco di allora può pensare di cavarsela affermando che semmai qualcuno ha sbagliato non è certamente chi allora governava e prendeva le decisioni ma chi non è stato capace di impedire loro di prendere quelle decisioni. 

Oggi si fa finta di dimenticare che, nonostante il funzionario avesse documentato il parere contrario rispetto ad un provvedimento che era stato già giudicato inapplicabile da una sentenza del Consiglio di Stato emessa contro un altro comune, coloro che detenevano il vero potere decisionale hanno proseguito per la direzione presa. 
Oggi si evita anche di riferire che, quando alcuni cittadini hanno intentato una causa legale contro quel provvedimento, i legali chiamati a difendere il Comune avevano suggerito agli amministratori di desistere dal proseguire in un contenzioso che non aveva possibilità di successo. 

Nel corso del Consiglio Comunale, dopo avere inutilmente tentato di impedire che si parlasse dell'argomento per informare i cittadini sul motivo per cui era necessario reperire nuovi fondi, il consigliere ha evitato di dare spiegazioni, non ha nemmeno provato a sostenere la propria buona fede e, facendo spallucce, ha pensato di cavarsela  scaricando il fardello sulle spalle altrui: "ci sarà stato un funzionario che ha approvato, ci sarà stato un legale che ha dato parere favorevole". 

Insomma, preferiscono parlare d'altro per distrarre l'attenzione da una questione sulla quale non hanno speso nemmeno una parola. Purtroppo anche questo fa parte di un certo modo di fare politica: evitare di affrontare gli argomenti scomodi e imbarazzanti nascondendosi dietro un paravento di convenienza.
Non si può cercare di nascondere il fatto che anche a causa di questa situazione  tutti i cittadini pagheranno più tasse.

Nel caso specifico, però, va evidenziato anche l'aspetto etico e morale della questione, perché mentre si cercano argomenti per attaccare chi ora deve rimediare al pasticcio, si mette in secondo piano, se non lo si trascura del tutto, il fatto che 135 famiglie sono state vittime di più soprusi: hanno dovuto pagare somme non dovute, hanno dovuto firmare un nuovo contratto che legalizza il sopruso, hanno dovuto rinunciare al luogo presso il quale recarsi a portare fiori e recitare una preghiera per i propri defunti.

Qualcuno diceva che il modo migliore per tenere la coscienza pulita è quello di non usarla.