Oggi non faccio il consueto resoconto della seduta del Consiglio Comunale che si è
svolta giovedì corso.
L’ordine del giorno conteneva una sola delibera di aggiornamento del discutibile accordo di affidamento diretto, senza confronto con altre offerte, del servizio di gestione dell'illuminazione pubblica.
Rinnovo anche su questa pagina il benvenuto ai due nuovi consiglieri Marangoni e D’Alessandra.
Le interrogazioni che abbiamo presentato e le rispettive risposte, che si commentano
da sole, si trovano sul lato destro di questa pagina.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
La precedente Amministrazione aveva affidato la Presidenza del Consiglio Comunale ad
una giovane consigliera alla prima esperienza politica. La giovane consigliera studiò lo Statuto Comunale e il Regolamento del Consiglio
Comunale, li imparò quasi a memoria e mantenne quei due documenti come il punto di
riferimento principale per gestire il mandato che aveva ricevuto. Grazie a
questo approccio quella Presidente del Consiglio dimostrò, come previsto dal Regolamento, imparzialità
negli atti e nelle decisioni, senza timore di creare disappunto all’interno
della Maggioranza con la quale si era candidata. Da 18 mesi osserviamo una Presidente
del Consiglio poco preparata sulle normative locali, delle quali ha imparato e applica bene
quelle che riguardano la gestione ordinaria, i tempi di intervento dei consiglieri piuttosto che le
tempistiche di convocazione delle sedute, ma va in difficoltà quando si tratta di dirimere questioni che
richiedono l'adeguata conoscenza del Regolamento e dello Statuto; per cavarsi d'impaccio chiede spesso aiuto al Segretario Generale che in soli 14 mesi di incarico ha già superato abbondantemente il numero di interventi che
il suo predecessore aveva fatto in quasi 5 anni! Tra l'altro anche il Segretario Generale incappa in qualche contraddizione sull'interpretazione del nostro Regolamento che forse anche lei non conosce a sufficienza.
Tornando alla Presidente del Consiglio Comunale, se un anno fa era doveroso
dimostrare comprensione per chi si cimentava per la prima volta in un ruolo che non è semplice per natura, adesso nasce il dubbio dell’inadeguatezza.
Un dubbio alimentato anche dall’atteggiamento di chi prima di prendere
anche le decisioni più semplici come la definizione dell’orario di inizio
seduta, o le istanze emerse in conferenza dei capigruppo, si riserva sempre di
sentire in separata sede il parere di altri (probabilmente il Sindaco, il Segretario Generale o qualche assessore) per poi riportare una risposta definitiva e insindacabile.
GLI ASSESSORI
Nell’ultima seduta un consigliere di minoranza ha interrogato la Giunta Comunale
sui motivi per cui il nostro Comune non avesse partecipato ad un bando indetto dalla
Regione che metteva a disposizione finanziamenti a fondo perduto per la riqualificazione degli impianti sportivi. In base alla natura dell’interrogazione avrebbero dovuto rispondere, nell’ordine, uno di questi esponenti della maggioranza: la consigliera delegata alla gestione
dei bandi pubblici, l’assessore al Demanio (gli impianti sportivi sono beni demaniali), l’assessore al Bilancio (il bando copriva metà delle spese da sostenere
e l’altra metà sarebbe stata a carico dell’Amministrazione), l’assessore ai Lavori Pubblici, l’assessore allo Sport.
La motivazione principale con cui è stata giustificata la mancata partecipazione
era legata alla necessità di coprire metà della spesa da sostenere per realizzare gli
eventuali progetti. Ora, considerando quanto
le nostre palestre e le tensostrutture abbiano un disperato bisogno di
interventi di riqualificazione e di messa a norma, ritengo che questa decisione
sia stata presa con troppa leggerezza.
Oltre il disappunto per l'occasione buttata alle ortiche, voglio fare un'altra considerazione.
In casi come
questo, vista la giustificazione fornita all'interrogante, normalmente risponderebbe colui che tiene i conti che nel nostro caso ha anche la delega al Demanio, quindi doppiamente coinvolto nel merito.
Invece la patata bollente è stata passata all’assessore allo Sport, il quale ha risposto per conto di chi gestisce i beni e i soldi commettendo anche un grosso errore, quando ha confuso le spese correnti con gli investimenti in conto
capitale.
Anche questo esempio alimenta l’impressione di inadeguatezza. L’assessore allo sport ha assolto ad un compito che
non gli spettava per competenza. Se il motivo di non partecipazione al bando era di natura
finanziaria quel compito spettava a chi gestisce il bilancio. Perché non ha risposto l'assessore che ha le competenze per motivare la decisione utilizzando argomenti corretti e convincenti? Avrebbe almeno dovuto verificare che la risposta scritta dal suo collega fosse sostenibile e correggere quell'errore marchiano!
L'INADEGUATEZZA
In entrambi i casi, secondo l’idea che mi sono fatto osservando i
comportamenti e certe situazioni, l’inadeguatezza non deriva dall’incapacità
ma potrebbe essere conseguenza delle difficoltà a gestire un ruolo impegnativo
quando si ha un’attività professionale che assorbe molto tempo ed energie. Se questo è il motivo, loro hanno tutta la mia comprensione però è necessaria una correzione di rotta.
La squadra di maggioranza comprende anche alcune persone che oltre ad avere una solida esperienza pregressa, avendo in passato ricoperto l’incarico di consigliere comunale o assessore, hanno più tempo a disposizione avendo cessato l’attività lavorativa. Oggi essi si ritrovano senza incarichi o hanno ruoli marginali che non gli permettono di mettere a frutto l’esperienza e le competenze maturate nelle precedenti amministrazioni comunali. Con queste competenze e con il maggiore tempo a disposizione essi potrebbero ricoprire in maniera proficua un ruolo da Assessore o da Presidente del Consiglio, eppure stanno seduti in panchina.
IL METODO
D’altra parte, se teniamo presente che il gioco delle nomine è governato
dalle logiche delle coalizioni, possiamo trovare una spiegazione per queste
incongruenze. Chi viene eletto con il sostegno di una coalizione, quando forma la Giunta non
può sempre dare la priorità alle competenze perché deve ripartire i posti disponibili tra tutti i componenti
della coalizione in base al peso acquisito nella tornata elettorale. I due
gruppi principali prendono quattro dei sei posti disponibili e le due poltrone restanti,
un Assessorato e il ruolo di Presidente del Consiglio, vanno alle squadre
minori. Alla fine vanno a sedersi in panchina le competenze che vengono sacrificate
all’altare dell’equa spartizione.
Servirebbe coraggio per cambiare certe consuetudini, bisognerebbe staccarsi dalle dinamiche e dalle prassi di partiti e movimenti per dare la precedenza agli obiettivi da raggiungere per migliore la qualità del paese e del territorio, mettendo in primo piano le competenze e le qualità delle persone.
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