venerdì 31 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti: gli strumenti della partecipazione

Parliamo molto di ascolto e partecipazione, queste due parole sono tra quelle più utilizzate, soprattutto in occasione delle campagne elettorali.
Io stesso ho fatto un ‘consumo intenso’ di questi due termini che profumano di positività e, al tempo stesso, puzzano di promesse non mantenute.
Non è semplice trasformare le parole in fatti, gli esempi di programmi elettorali non realizzati sono moltissimi, non solo a Cassina De’ Pecchi e non hanno tutti lo stesso colore politico.
In alcuni casi i cambiamenti del mercato, dell’economia o dei bisogni, inducono l’amministratore a non mantenere alcuni impegni presi o ad utilizzare le  risorse disponibili per la realizzazione di progetti che non facevano parte del programma con il quale era stato eletto.
Credo che il problema principale non stia nella necessità di cambiare le priorità o di non mantenere una parte degli impegni presi, purché il cambiamento passi attraverso un processo che preveda ascolto e partecipazione.

Il processo di ascolto e partecipazione deve essere mantenuto sempre attivo: nella fase che precede le elezioni qualsiasi compagine che intenda candidarsi ad amministrare il paese deve gettare le  basi per un buon governo, costruendo insieme ai cittadini un programma chiaro, concreto, realistico e basato sulla condivisione delle priorità. Nel corso dei cinque anni in cui amministrano il paese, i membri della giunta e tutti i consiglieri devono portare avanti il processo di condivisione utilizzando gli strumenti già previsti dallo statuto comunale.

Uno di questi strumenti è il Consiglio Comunale che si riunisce ogni mese per discutere e deliberare in merito al bilancio, al piano dello studio, alla gestione del patrimonio pubblico, alla risoluzione di problemi contingenti e così via. Purtroppo nella maggior parte dei casi queste riunioni, alle quali i cittadini sono invitati a partecipare in forma passiva, diventano l’arena nella quale le ‘forze politiche’ mostrano i muscoli facendo muro contro muro in nome del proprio ruolo di maggioranza o di opposizione. In questi casi non si discute veramente dei bisogni e delle priorità della comunità ma si mette in campo la propria ‘linea politica’, si richiamano gli articoli del regolamento per fare vedere chi è più bravo a spuntarla sull’altro, si tira in lungo per mettere in mostra la propria capacità oratoria, o per fare saltare l’ordine del giorno, si alza la voce e ci si appella al fatto personale. Nella maggior parte dei casi queste riunioni terminano in prossimità dell’alba e i cittadini, oltre a non potere intervenire nel dibattito, si sentono anche disincentivati a partecipare per ascoltare e informarsi. Come cittadino mi aspetterei che i consiglieri comunali utilizzino altre occasioni per combattere le loro battaglie di carattere ideologico e chiederei loro di gestire le riunioni pubbliche con maggiore professionalità e, soprattutto, con quella concretezza che meritano le discussioni e le decisioni che devono essere prese per amministrare la comunità nell’interesse di tutti i cittadini. Proporrei anche che i consiglieri stabiliscano tra loro un patto d’onore per fare in modo che gli interventi siano brevi e focalizzati sul tema in discussione, evitando tutte quelle furberie, escogitate con il conforto del regolamento, che hanno lo scopo primario di mettere in cattiva luce l’avversario politico. I cittadini non partecipano ai consigli comunali per decidere chi votare la prossima volta, ma piuttosto per capire, ascoltare e rafforzare la propria certezza che il paese sia amministrato con l’obiettivo di lavorare per il bene della comunità e non per imporre la linea politica di uno o più partiti.

Il secondo strumento è quello del Consiglio Comunale Aperto al quale tutti i cittadini possono partecipare in maniera attiva, intervenendo per fare domande o avanzare delle proposte. Questo è lo strumento attraverso il quale chi governa può confrontarsi in maniera aperta, non solo con la minoranza consiliare ma, soprattutto, con tutta la cittadinanza per rendere conto di quanto sia stato fatto rispetto agli impegni presi e per discutere di eventuali necessità di modificare una o più parti del programma.
La mia proposta è che si pianifichino dei Consigli Comunali Aperti con scadenza trimestrale in modo da favorire l’organizzazione di confronti pubblici su alcune tematiche specifiche: una volta si parla di servizi, un’altra si discute del piano di diritto allo studio, poi di bilancio, di lavori pubblici, sicurezza e viabilità.

Un terzo strumento è costituito dalle commissioni miste composte dai cittadini e dagli amministratori. Queste commissioni avranno il compito di lavorare su alcuni progetti di pubblico interesse per poi portare soluzioni e proposte all’approvazione del Consiglio Comunale.

Nel mondo imprenditoriale i rapporti tra le parti sono regolati attraverso la stipulazione di un contratto; i contraenti verificano periodicamente lo stato di avanzamento dei lavori e, qualora in corso d’opera subentri la necessità di cambiare alcuni contenuti o regole dell’accordo, ne discutono e decidono insieme quali modifiche applicare.
Il programma elettorale non rappresenta forse un contratto tra amministratori e cittadini?


venerdì 24 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti: Il sindaco di tutti

Lo scorso anno la vita politica e amministrativa di Cassina De’ Pecchi si è avviluppata intorno al del Piano di Governo del Territorio, che è stata una delle questioni più discusse ed ha avviato la debacle prematura dell’ultima giunta comunale.
Non è mia intenzione riesumare ancora gli evidenti difetti e le palesi contraddizioni di quel progetto, né muovere ulteriori critiche a chi l’ha ideato per poi cercare di imporlo a dispetto di tutti i pareri contrari, però voglio trarne spunto per ragionare su un argomento che mi sta particolarmente a cuore, quello dei servizi ai cittadini.
Io penso che chi abbia progettato quel piano con l’obiettivo di dare nuovi servizi ai cittadini, non lo abbia fatto con l’intenzione di martoriare il territorio o di buttare via i soldi pubblici, né con lo scopo di favorire la speculazione edilizia, però queste sarebbero state le conseguenze di un piano concepito in quella maniera. Non è nemmeno mia intenzione parlare ancora del famoso tunnel, abbiamo già speso tante parole, abbiamo scritto articoli e osservazioni, abbiamo persino prodotto un filmato per dimostrare quanto dannoso e quanto inutile sarebbe stato spendere 28 milioni di euro per scavare una voragine in mezzo al paese che non avrebbe risolto il problema del congestionamento del traffico.
Vorrei fare un ragionamento su quale sia l’approccio migliore per mettere nuovi servizi a disposizione dei cittadini e potenziare quelli esistenti, con l’obiettivo di migliorare la qualità generale della vita nel paese.
Coloro che hanno progettato quel Piano di Governo del Territorio si sono dati l’obiettivo di dotare Cassina De’ Pecchi di nuove scuole, di un nuovo centro sportivo, di una nuova piscina, di un nuovo teatro, di un cimitero per animali, di un nuovo centro per gli anziani, di una nuova area feste, di nuove piste ciclabili, di una nuova sede per la Croce Bianca, per la Protezione Civile e per la Polizia Locale. Lasciamo stare il tunnel e concentriamoci su questa parte del piano che avrebbe già richiesto un notevole sforzo economico per la sua realizzazione, tra i 50 e i 70 milioni di euro. Diventa automatico che per finanziare un progetto di queste dimensioni si pensi obbligatoriamente di costruire nuove case e nuovi capannoni, con la conseguente necessità di aggredire gli spazi verdi. Tralascio il discorso che abbiamo fatto diverse volte intorno all'inutilità di costruire nuove case che resterebbero invendute a causa della crisi in cui viviamo da qualche anno e vengo al punto che vorrei sviluppare e condividere.
Se per dare nuovi servizi ai cittadini io danneggio l’ambiente in cui essi vivono aumentando le aree cementificate e riducendo gli spazi verdi, alla fine non sto rendendo un buon servizio a chi mi ha dato il mandato per lavorare nell'interesse della comunità. Io dovrei mettere a disposizione dei cittadini i servizi di cui hanno bisogno senza peggiorare la qualità della loro vita, perché il mio obiettivo deve essere quello di migliorare la qualità della vita sul territorio o almeno preservare il livello di qualità esistente.
Quando abbiamo fatto queste osservazioni ad alcuni politici di lungo corso, essi ci hanno risposto che i soldi per i servizi non si trovano sotto l’albero della cuccagna. Allora torniamo al punto di partenza e sviluppiamo nuovamente il tema: servono i servizi ma non ci sono i soldi per realizzarli, che fare?
Proviamo ad allungare il collo oltre lo steccato che segna il confine tra il nostro territorio e quello dei comuni intorno a noi e scopriamo che uno di essi ha appena costruito un centro sportivo, un altro sta finendo di realizzare un teatro con capienza superiore a quella del nostro, altri due sono già dotati di teatro, un altro ha finito di realizzare una piscina due anni fa, e cosi via. Valutiamo la possibilità di mettere alcune delle nostre strutture a disposizione di altri comuni in cambio dell’utilizzo di alcune delle loro. Proviamo a fare due conti e vediamo se sia più conveniente fare una convenzione con un comune confinante e istituire un servizio di trasporto locale per permettere ai nostri cittadini di utilizzare strutture che già esistono, oppure costruire nuovi impianti e poi accollarsi i costi di gestione, sorveglianza e manutenzione. E’ tutto da valutare, sicuramente un sistema di collaborazione intercomunale di questo tipo eviterebbe al nostro comune, e anche a quelli confinanti, di consumare ulteriore suolo per costruire servizi dedicati alla propria popolazione. Qualora non fosse disponibile, entro distanze ragionevoli, una struttura di cui uno o più comuni hanno bisogno, si potrebbe istituire un consorzio e realizzarla insieme, magari recuperando un edificio abbandonato di proprietà pubblica.
Ecco, queste sono alcune delle idee che ogni amministratore dovrebbe valutare ogni volta che si accinge a pianificare il territorio di cui è, appunto, amministratore e non proprietario. Io non posso sapere se chi aveva progettato il PGT di Cassina abbia considerato queste possibilità, però ho potuto osservare alcune dinamiche in essere tra le varie amministrazioni che mi portano a pensare che non lo abbia fatto. Le dinamiche di cui parlo sono quelle che vedono sindaci e giunte dello stesso colore politico ben disposte a comunicare, scambiarsi visite e promettersi reciproca collaborazione. Tutto ciò, purtroppo, non accade tra le giunte di colore politico diverso.
Queste dinamiche sono sbagliate e costituiscono una grave penalizzazione per i cittadini.
Io non so se la città metropolitana, quando sarà formalmente istituita, risolverà questo problema; di certo sono convinto che non debba essere necessaria una legge o un’imposizione dall'alto perché gli amministratori comunali, di qualsiasi appartenenza politica, istituiscano un sistema sovracomunale per soddisfare i bisogni dei cittadini. La legge dice che chi viene eletto non deve operare con il vincolo di mandato, questo significa che il sindaco è il sindaco di tutti i cittadini e non solo di quelli che lo hanno votato, lo stesso vale per gli assessori. Il bene comune deve essere amministrato al meglio delle possibilità e senza nessuna pregiudiziale imposta dall'appartenenza ad un partito piuttosto che ad un altro.
Non ritengo sia impossibile, si potrebbe partire mettendo l’interesse della comunità al centro di qualsiasi programma, di qualsiasi provvedimento e di qualsiasi idea.


venerdì 17 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti: il vero cambiamento.

Qualche mese fa, quando insieme agli amici del Comitato Civico Cassina, ho reso pubblica la decisione di proporre il mio contributo diretto all'amministrazione del paese, alcuni “addetti ai lavori” hanno subito rilevato che non avendo maturato alcuna esperienza in campo politico avrei dovuto tenere un comportamento più adeguato alla ‘prassi’ e cominciare da quello che viene definito l’ABC dell’amministratore.
Come ogni essere umano possiedo pregi e difetti, però sono convinto di non includere tra questi ultimi quello della presunzione, e faccio ogni giorno del mio meglio per rispettare il prossimo, compreso anche coloro che hanno ideali e punti di vista diversi dai miei.
Sempre nell'ottica di rispettare le opinioni altrui e di fare tesoro di ogni buon consiglio, ho cercato di capire in cosa consistesse l’ABC dell’amministratore e sembra che la cosa più importante sia partire dalla gavetta, militare in qualche formazione politica per imparare da coloro che hanno anni di esperienza sul campo, farsi spiegare gli avvenimenti degli ultimi 20 anni in modo da sapere tutto su chi si occupa di politica in paese e lavorare sodo nelle retrovie per un certo periodo che sarà più o meno lungo a seconda delle capacità dimostrate.
Devo ammettere che la spiegazione non fa una piega, quando si vuole iniziare ad occuparsi di una nuova attività in qualsiasi settore, sport, lavoro, politica e così via, si parte sempre con una fase di apprendimento in modo da costruire il bagaglio di nozioni e di esperienza necessario a svolgere bene il ruolo previsto.
Calando il discorso nel contesto specifico, ritengo che a Cassina sia necessario fare un cambiamento nel modo di amministrare il bene comune, faccio questa affermazione non perché sia diventato di moda parlare di cambiamento ma lo dico sulla base dei fatti e dei comportamenti che ho osservato negli ultimi dieci anni. Coloro che ritengono sia importante conoscere bene la storia del paese degli ultimi vent'anni lo fanno raccontando la propria versione e ottengono, più o meno volontariamente, l’unico effetto di dividere le persone tra buoni e cattivi. Quante volte ci è capitato di muovere una critica ad un assessore e sentirci rispondere che chi era al suo posto prima aveva fatto peggio di lui o di lei? Quante volte abbiamo assistito a discussioni in consiglio comunale che finivano con il confronto urlato e con una votazione ‘muro contro muro’ anche quando si dovevano prendere decisioni cosi importanti per tutti i cittadini che non avrebbe dovuto nemmeno essere necessario votare? 
Ecco, queste sono le cose che rendono indispensabile un cambiamento, un cambiamento che deve avvenire adesso!
Bene, allora condivido il mio ABC.
Ogni progetto di successo deve partire da una fase di analisi dei bisogni che porterà alla definizione degli obiettivi e alla pianificazione delle attività, seguita poi dalla fase di esecuzione, e successivamente alla verifica del raggiungimento degli obiettivi e della soddisfazione dei bisogni.
Non condivido la teoria che chi viene eletto dai cittadini ottenga una delega a decidere su tutto e per tutti: chi viene eletto rappresenta tutti i cittadini e non solo coloro che lo hanno votato.
I cittadini non devono votare solo ogni cinque anni, quando si svolgono le elezioni, ma devono essere chiamati a votare ogni volta che l’amministrazione sta per prendere una decisione di fondamentale importanza per la comunità.
Se traduco tutto questo in poche parole, ecco la declinazione del mio ABC:
Ascolto: instaurazione di un dialogo con tutti i cittadini e le associazioni per identificare i bisogni, verificare quali siano più urgenti e di maggiore impatto per tutta la comunità. Costruzione di un programma che preveda l’utilizzo delle risorse secondo l’ordine di priorità identificato, nel rispetto dei principi e dei valori dichiarati. Costruzione di un meccanismo che permetta ad ogni cittadino di presentare istanze e ricevere risposte.
Buongoverno: alle parole devono sempre seguire i fatti, una buona regola di riferimento è “una cosa finita alla fine di ogni mese”. Il programma costruito con i cittadini e le associazioni è ciò che deve muovere all'azione il sindaco, ogni assessore e ogni dipendente comunale, tutti! La macchina organizzativa del comune deve essere disegnata con la missione di fornire i servizi ai cittadini, di realizzare il programma e di mantenere attiva la funzione di ascolto. Ciascun dipendente dell’amministrazione comunale deve essere messo nelle condizioni di operare al meglio nell'interesse di tutta la comunità.
Confronto: ciascun amministratore deve sapere ogni giorno se ciò che sta facendo è coerente con gli impegni presi, sia in campagna elettorale che successivamente, con i cittadini. Ciascun  amministratore deve sapere ogni giorno se il programma che ha concordato con i cittadini si sta realizzando secondo i tempi e le modalità previste e deve comunicare a tutti i cittadini lo stato di avanzamento dei lavori.  Qualora subentrassero elementi o fatti nuovi che rendano impossibile proseguire la realizzazione di uno o più punti del programma, l’amministratore organizza un confronto con i cittadini e le associazioni coinvolte per proporre e discutere le variazioni che ritiene necessario applicare.
L’applicazione di questo ABC rende la vita di un amministratore molto più complicata, richiede un impegno maggiore e prevede dei processi che non sempre sono di semplice gestione e allora a questo punto aggiungo tre parole:  
gioco  di  squadra
Il primo passo che fa chi decide si assumere un impegno pubblico e rappresentativo, è quello di identificare e condividere i propri valori. Un gruppo di persone che condividono gli stessi valori non incontrerà difficoltà insormontabili per lavorare insieme in buona armonia, dividendosi le responsabilità ed i carichi di lavoro.
Chi diventa sindaco è la persona che la squadra ha scelto, e proposto ai cittadini, come proprio leader e non chi prende le decisioni per tutti o colui al quale ci si dovrà sempre rivolgere prima di prendere una decisione relativa al proprio ambito di responsabilità.

venerdì 10 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti: salvaguardia del territorio e reperimento di nuove risorse

La partecipazione dei cittadini alla gestione del bene comune passa anche attraverso la messa in atto di azioni e provvedimenti indispensabili per la salvaguardia della risorsa più preziosa per la salute di tutta la comunità: il territorio e l’ambiente.  Ogni azione utile a preservare l’ambiente in molti casi genera anche risparmi dal punto di vista dei costi di gestione dei servizi, come ad esempio quelli relativi allo smaltimento dei rifiuti e al consumo dell’energia elettrica. I risparmi realizzati potrebbero essere re-investiti in altri servizi per tutti i cittadini. 
Navigando sulla rete ho selezionato dieci idee che sono state implementate in alcuni comuni italiani, alcune di esse, come la casa dell’acqua sono ormai una realtà presente in moltissimi paesi e città intorno a noi.
La lista comprende anche alcune idee piuttosto originali e apparentemente complesse ma non impossibili.
Ancora una volta, ripeto che questo non vuole essere un  programma elettorale, ma la semplice condivisione di quanto di buono sia già stato fatto da altri che potremmo fare anche per il nostro paese.

1.       La Casa dell'Acqua: i cittadini hanno la possibilità di rifornirsi di acqua da bere in appositi punti di distribuzione curati dal comune. In questo modo c’è un abbattimento verticale dei rifiuti in plastica e dei costi di smaltimento.

2.       Raccolta porta a porta dei rifiuti con autocompattatori e l'impiego di codici a barre e lettori ottici per il controllo della raccolta.    ACI BONACCORSI  (CT)

3.      Isole ecologiche: con una tessera fornita dal comune i cittadini possono conferire i rifiuti, provenienti dalla raccolta differenziata, in appositi spazi gestiti dall’amministrazione e ottenere in cambio sconti sulle tariffe e incentivi.  CAPANNORI  (LU)

4.       Presso la stazione ecologica il cittadino può conferire oggetti che non usa più (giocattoli, biciclette, mobili, ecc.) e sulla sua tessera vengono accreditati punti con i quali potrà a sua volta comprare oggetti di altre persone.   NOVARA

5.       Promozione del compostaggio domestico anche attraverso la distribuzione gratuita ai cittadini della compostiera (costo di circa 25 euro per unità).  TAVERNELLE (FI)

6.       Recupero olio alimentare usato. Per evitare che l’olio che viene utilizzato in cucina finisca negli scarichi domestici,  si prevede di fornire ai cittadini un contenitore per la sua raccolta e conferimento attraverso varie possibili modalità:
a.       un automezzo passerà ogni quindici giorni nei punti strategici del comune dove è stata posta una campana di 260 litri per la raccolta spontanea;
b.      nel condomini viene effettuata la raccolta mensile porta a porta;
c.       appositi contenitori vengono messi a disposizione presso l’isola ecologica.
L'olio recuperato potrebbe essere riutilizzato per produrre elettricità e calore, oppure come lubrificante.  AGEROLA (NA)

7.       Inserimento nei contratti di appalto per la refezione scolastica di clausole che impongano per il trasporto delle derrate e dei cibi, l’utilizzo di imballaggi in materiale a basso impatto ambientale.  GRADO  (GO)

8.       Acquisti ‘verdi’ per gli arredi urbani: ad esempio per l’acquisto di panchine, tavoli, cestini per la spazzatura e giochi per i parchi pubblici, realizzati con plastica riciclata (potrebbero essere disponibili finanziamenti regionali a cui poter accedere).   MONTEPULCIANO  (SI)

9.       Risparmio energetico: Semafori con i led, Cimitero comunale con illuminazione con led e pannelli fotovoltaici.    MASSAROSA  (LU)


10.   Promozione della creazione di GAS "Gruppo di Acquisto Solidale", per gli acquisti di pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici.   CASTELLEONE (CR)

venerdì 3 gennaio 2014

Idee per il futuro: partecipazione e trasparenza


Una delle problematiche più complesse che deve affrontare un amministratore, sia pubblico che privato, è quella relativa al reperimento delle risorse indispensabili per la gestione dell'ente o dell'azienda di cui gli è stata affidata la responsabilità.
Nel caso dell'amministratore comunale, sono convinto che attraverso la costruzione di un  modello di gestione partecipata e trasparente del bene comune si potrebbero reperire preziosissime risorse, rappresentate dai cittadini stessi.
La mia esperienza professionale mi ha spesso portato a guardare oltre i confini di mia stretta competenza, per arrivare a scoprire diverse modalità utili a risolvere gli stessi problemi.
Nelle situazioni in cui mi trovo ad affrontare un problema mi pongo sempre due domande.
La prima è: come si sono comportati gli altri in questi casi?
La seconda domanda invece sarà: qual è il metodo migliore per adattare al mio caso le soluzioni che gli altri hanno trovato?
Grazie a quella fonte inesauribile di informazioni che è diventato il mondo di Internet, con l’obiettivo di fare tesoro delle esperienze altrui, sia quelle negative che quelle positive, e condividerle affinché tutti ne possano trarre il massimo beneficio, ho trovato molte risposte alla prima domanda. Tra le tante ne ho scelte dieci con le quali ho creato una prima lista che chiamerò “PARTECIPAZIONE E TRASPARENZA”. Questa lista non vuole essere un elenco di promesse o di buoni propositi, ma vuole solo essere il primo mattoncino per la costruzione di un modello di gestione partecipata del  bene comune:

1. Sul sito del comune è liberamente consultabile il bilancio di gestione con chiara indicazione delle voci di spesa e comparazione con gli anni precedenti.
2. Bilancio partecipato: assegnazione di una quota di bilancio alla gestione diretta dei cittadini, che vengono così messi in grado di interagire e dialogare con le scelte dell’Amministrazione per modificarle a proprio beneficio.
3.  Pubblicazione online delle istanze rivolte al comune, con l’indicazione dello stato di avanzamento della pratica.
4. Realizzazione di incontri periodici con i cittadini per promuovere stili di vita sostenibili.
5. Sistema segnalazione disservizi attraverso smartphone: l’applicazione “Decoro urbano” permette al cittadino di fotografare ciò che non va, creare una mappa e segnalare il tutto all'amministrazione.
6.  Installazione, presso la sede comunale, di un apparato dotato di schermo e tastiera che permette ad ogni cittadino di esprimere la propria valutazione rispetto ad un servizio appena utilizzato. Sul sito web comunale sarà possibile vedere i report del grado di soddisfazione degli utenti suddivisi per mese.
7. Tutela del patrimonio comunale tramite l’adozione di un bene pubblico: hai il pollice verde o la stoffa del tuttofare? Ti sta a cuore l’aiuola di fronte a casa, la rotonda da cui passi sempre, il giardinetto dove giocano i bimbi o la panchina dove spesso ti siedi a leggere? Adottali! Tu offri il tuo tempo e la tua cura, al resto pensiamo noi.
8.  Voucher lavoro ai cittadini pagati dal comune per svolgere lavori utili alla comunità.
9. Uffici comunali con postazioni polifunzionali dedicate esclusivamente alle    certificazioni anagrafiche e alle autentiche: il cittadino viene aiutato a risolvere tutti i  problemi connessi alle variazioni di residenza, ai trasferimenti di comune e alle  scissioni familiari. Con un unico colloquio è possibile effettuare anche le pratiche      relative alle variazioni tributarie, alla motorizzazione e ai contratti Enel.
10. Istituzione di un Tavolo dei sindaci con i comuni confinanti con l’obiettivo di  identificare soluzioni per una gestione condivisa del territorio e delle strutture    pubbliche.


La risposta alla seconda domanda richiederà più tempo e dovrà necessariamente arrivare attraverso la partecipazione: dovranno essere i cittadini che, insieme agli amministratori, valuteranno le idee selezionate, ne modificheranno alcune, magari ne elimineranno altre,  probabilmente aggiungeranno le proprie proposte per poi arrivare, attraverso un processo di classificazione in base alle urgenze o ai tempi di realizzazione, a quello che sarà l’elenco delle cose da fare.