venerdì 17 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti: il vero cambiamento.

Qualche mese fa, quando insieme agli amici del Comitato Civico Cassina, ho reso pubblica la decisione di proporre il mio contributo diretto all'amministrazione del paese, alcuni “addetti ai lavori” hanno subito rilevato che non avendo maturato alcuna esperienza in campo politico avrei dovuto tenere un comportamento più adeguato alla ‘prassi’ e cominciare da quello che viene definito l’ABC dell’amministratore.
Come ogni essere umano possiedo pregi e difetti, però sono convinto di non includere tra questi ultimi quello della presunzione, e faccio ogni giorno del mio meglio per rispettare il prossimo, compreso anche coloro che hanno ideali e punti di vista diversi dai miei.
Sempre nell'ottica di rispettare le opinioni altrui e di fare tesoro di ogni buon consiglio, ho cercato di capire in cosa consistesse l’ABC dell’amministratore e sembra che la cosa più importante sia partire dalla gavetta, militare in qualche formazione politica per imparare da coloro che hanno anni di esperienza sul campo, farsi spiegare gli avvenimenti degli ultimi 20 anni in modo da sapere tutto su chi si occupa di politica in paese e lavorare sodo nelle retrovie per un certo periodo che sarà più o meno lungo a seconda delle capacità dimostrate.
Devo ammettere che la spiegazione non fa una piega, quando si vuole iniziare ad occuparsi di una nuova attività in qualsiasi settore, sport, lavoro, politica e così via, si parte sempre con una fase di apprendimento in modo da costruire il bagaglio di nozioni e di esperienza necessario a svolgere bene il ruolo previsto.
Calando il discorso nel contesto specifico, ritengo che a Cassina sia necessario fare un cambiamento nel modo di amministrare il bene comune, faccio questa affermazione non perché sia diventato di moda parlare di cambiamento ma lo dico sulla base dei fatti e dei comportamenti che ho osservato negli ultimi dieci anni. Coloro che ritengono sia importante conoscere bene la storia del paese degli ultimi vent'anni lo fanno raccontando la propria versione e ottengono, più o meno volontariamente, l’unico effetto di dividere le persone tra buoni e cattivi. Quante volte ci è capitato di muovere una critica ad un assessore e sentirci rispondere che chi era al suo posto prima aveva fatto peggio di lui o di lei? Quante volte abbiamo assistito a discussioni in consiglio comunale che finivano con il confronto urlato e con una votazione ‘muro contro muro’ anche quando si dovevano prendere decisioni cosi importanti per tutti i cittadini che non avrebbe dovuto nemmeno essere necessario votare? 
Ecco, queste sono le cose che rendono indispensabile un cambiamento, un cambiamento che deve avvenire adesso!
Bene, allora condivido il mio ABC.
Ogni progetto di successo deve partire da una fase di analisi dei bisogni che porterà alla definizione degli obiettivi e alla pianificazione delle attività, seguita poi dalla fase di esecuzione, e successivamente alla verifica del raggiungimento degli obiettivi e della soddisfazione dei bisogni.
Non condivido la teoria che chi viene eletto dai cittadini ottenga una delega a decidere su tutto e per tutti: chi viene eletto rappresenta tutti i cittadini e non solo coloro che lo hanno votato.
I cittadini non devono votare solo ogni cinque anni, quando si svolgono le elezioni, ma devono essere chiamati a votare ogni volta che l’amministrazione sta per prendere una decisione di fondamentale importanza per la comunità.
Se traduco tutto questo in poche parole, ecco la declinazione del mio ABC:
Ascolto: instaurazione di un dialogo con tutti i cittadini e le associazioni per identificare i bisogni, verificare quali siano più urgenti e di maggiore impatto per tutta la comunità. Costruzione di un programma che preveda l’utilizzo delle risorse secondo l’ordine di priorità identificato, nel rispetto dei principi e dei valori dichiarati. Costruzione di un meccanismo che permetta ad ogni cittadino di presentare istanze e ricevere risposte.
Buongoverno: alle parole devono sempre seguire i fatti, una buona regola di riferimento è “una cosa finita alla fine di ogni mese”. Il programma costruito con i cittadini e le associazioni è ciò che deve muovere all'azione il sindaco, ogni assessore e ogni dipendente comunale, tutti! La macchina organizzativa del comune deve essere disegnata con la missione di fornire i servizi ai cittadini, di realizzare il programma e di mantenere attiva la funzione di ascolto. Ciascun dipendente dell’amministrazione comunale deve essere messo nelle condizioni di operare al meglio nell'interesse di tutta la comunità.
Confronto: ciascun amministratore deve sapere ogni giorno se ciò che sta facendo è coerente con gli impegni presi, sia in campagna elettorale che successivamente, con i cittadini. Ciascun  amministratore deve sapere ogni giorno se il programma che ha concordato con i cittadini si sta realizzando secondo i tempi e le modalità previste e deve comunicare a tutti i cittadini lo stato di avanzamento dei lavori.  Qualora subentrassero elementi o fatti nuovi che rendano impossibile proseguire la realizzazione di uno o più punti del programma, l’amministratore organizza un confronto con i cittadini e le associazioni coinvolte per proporre e discutere le variazioni che ritiene necessario applicare.
L’applicazione di questo ABC rende la vita di un amministratore molto più complicata, richiede un impegno maggiore e prevede dei processi che non sempre sono di semplice gestione e allora a questo punto aggiungo tre parole:  
gioco  di  squadra
Il primo passo che fa chi decide si assumere un impegno pubblico e rappresentativo, è quello di identificare e condividere i propri valori. Un gruppo di persone che condividono gli stessi valori non incontrerà difficoltà insormontabili per lavorare insieme in buona armonia, dividendosi le responsabilità ed i carichi di lavoro.
Chi diventa sindaco è la persona che la squadra ha scelto, e proposto ai cittadini, come proprio leader e non chi prende le decisioni per tutti o colui al quale ci si dovrà sempre rivolgere prima di prendere una decisione relativa al proprio ambito di responsabilità.

4 commenti:

  1. Ciao Sandro
    ho letto con attenzione quanto da te scritto condividendone la sostanza volevo solo dissentire con l'ultimo passaggio in merito al "gioco di squadra" io credo che il sindaco sia colui il quale deve mettere comunque l'ultima parola su tutti i provvedimenti di sostanza anche perchè la concezione stessa dell'elezione diretta del sindaco e la formazione della giunta (nominata dal sindaco ed è lui che ne da le deleghe ai singoli assessori o che le revoca a suo insindacabile giudizio .... ricordi le lezione della SPAC, ma anche come sono terminate le ultime 2 legislature) ne identifichino la figura non solo come il "Capitano della squadra" ma come vero e proprio punto di riferimento del governo cittadino .

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    1. Grazie per questo commento. E' vero che la legge affida al sindaco diverse prerogative tra le quali quella di scegliere i membri della giunta e assegnare o revocare le deleghe a ciascuno di loro. La legge però non proibisce al sindaco di condividere le decisioni con gli altri membri della compagine con la quale è stato eletto, né impedisce ai vari assessori o membri delle commissioni di lavorare con buona autonomia, forti della fiducia che il sindaco ripone in ciascuno di loro e viceversa. Poi, naturalmente, ciascuno deve operare in osservanza delle normative e delle leggi e, naturalmente, il sindaco è colui che dovrà prendere la decisione finale in caso di divergenze tra più soggetti. Tutto questo fa parte del gioco di squadra, ricordiamo tutti alcuni esempi in cui il sindaco accentratore paralizzava i lavori di tutta la giunta creando un clima di sfiducia e conflitti interni che hanno portato al collasso e al fallimento tutta la squadra. Mi rendo conto di essere banale quando dico che i membri di una squadra vincono e perdono tutti insieme, però spesso si sottovaluta troppo questa banalità.

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    2. In base alla mia esperienza quale assessore (quindi non sindaco ma componente la Giunta) posso dire che è fondamentale il gioco di squadra. Ebbi modo di compartecipare, col sindaco e col gruppo, alle numerose e varie discussioni. Dove era importante, per tutti noi (Giunta e sindaco) ascoltare, confrontarsi, valutare. Poi, sì, la decisione finale (summa e riassunto di tutta la discussione) avrebbe interessato ovvero sarebbe stata presa dal sindaco. Nel senso che lui rimane il maggior responsabile dell'azione politico-amministrativa, essendo lui il capo dell'Amministrazione comunale. Poi, come giustamente hai precisato tu, il sindaco non deve essere colui che paralizza il processo/lavoro della squadra. Ci mancherebbe. Anzi, è proprio accentrando nelle mani, nel potere, nella decisione del sindaco che si rischia di implodere. Ma, soprattutto, non si fa il bene, non si fa bene.
      L.B.

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  2. Ciao Sandro,
    ottimo, complimenti. Un'analisi ovvero un "menù di lavoro" veramente utile. Bisogna fare in modo di coordinare l'azione fra gli Amministratori, i cittadini (e fra questi anche i sostenitori, in particolare) e i dipendenti comunali. Proprio per fare in modo che quell' A B C, ben descritta e definita, faccia via via il suo (giusto!) corso. Perché ciò, non è impossibile..ma va "coltivato".
    Sicuramente partire dai presupposti che hai esposto, e che hanno portato alla definizione dell' A B C, costituisce il segno, appunto, del cambiamento che potresti apportare.
    Lo auspico!

    L. B.

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