venerdì 31 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti: gli strumenti della partecipazione

Parliamo molto di ascolto e partecipazione, queste due parole sono tra quelle più utilizzate, soprattutto in occasione delle campagne elettorali.
Io stesso ho fatto un ‘consumo intenso’ di questi due termini che profumano di positività e, al tempo stesso, puzzano di promesse non mantenute.
Non è semplice trasformare le parole in fatti, gli esempi di programmi elettorali non realizzati sono moltissimi, non solo a Cassina De’ Pecchi e non hanno tutti lo stesso colore politico.
In alcuni casi i cambiamenti del mercato, dell’economia o dei bisogni, inducono l’amministratore a non mantenere alcuni impegni presi o ad utilizzare le  risorse disponibili per la realizzazione di progetti che non facevano parte del programma con il quale era stato eletto.
Credo che il problema principale non stia nella necessità di cambiare le priorità o di non mantenere una parte degli impegni presi, purché il cambiamento passi attraverso un processo che preveda ascolto e partecipazione.

Il processo di ascolto e partecipazione deve essere mantenuto sempre attivo: nella fase che precede le elezioni qualsiasi compagine che intenda candidarsi ad amministrare il paese deve gettare le  basi per un buon governo, costruendo insieme ai cittadini un programma chiaro, concreto, realistico e basato sulla condivisione delle priorità. Nel corso dei cinque anni in cui amministrano il paese, i membri della giunta e tutti i consiglieri devono portare avanti il processo di condivisione utilizzando gli strumenti già previsti dallo statuto comunale.

Uno di questi strumenti è il Consiglio Comunale che si riunisce ogni mese per discutere e deliberare in merito al bilancio, al piano dello studio, alla gestione del patrimonio pubblico, alla risoluzione di problemi contingenti e così via. Purtroppo nella maggior parte dei casi queste riunioni, alle quali i cittadini sono invitati a partecipare in forma passiva, diventano l’arena nella quale le ‘forze politiche’ mostrano i muscoli facendo muro contro muro in nome del proprio ruolo di maggioranza o di opposizione. In questi casi non si discute veramente dei bisogni e delle priorità della comunità ma si mette in campo la propria ‘linea politica’, si richiamano gli articoli del regolamento per fare vedere chi è più bravo a spuntarla sull’altro, si tira in lungo per mettere in mostra la propria capacità oratoria, o per fare saltare l’ordine del giorno, si alza la voce e ci si appella al fatto personale. Nella maggior parte dei casi queste riunioni terminano in prossimità dell’alba e i cittadini, oltre a non potere intervenire nel dibattito, si sentono anche disincentivati a partecipare per ascoltare e informarsi. Come cittadino mi aspetterei che i consiglieri comunali utilizzino altre occasioni per combattere le loro battaglie di carattere ideologico e chiederei loro di gestire le riunioni pubbliche con maggiore professionalità e, soprattutto, con quella concretezza che meritano le discussioni e le decisioni che devono essere prese per amministrare la comunità nell’interesse di tutti i cittadini. Proporrei anche che i consiglieri stabiliscano tra loro un patto d’onore per fare in modo che gli interventi siano brevi e focalizzati sul tema in discussione, evitando tutte quelle furberie, escogitate con il conforto del regolamento, che hanno lo scopo primario di mettere in cattiva luce l’avversario politico. I cittadini non partecipano ai consigli comunali per decidere chi votare la prossima volta, ma piuttosto per capire, ascoltare e rafforzare la propria certezza che il paese sia amministrato con l’obiettivo di lavorare per il bene della comunità e non per imporre la linea politica di uno o più partiti.

Il secondo strumento è quello del Consiglio Comunale Aperto al quale tutti i cittadini possono partecipare in maniera attiva, intervenendo per fare domande o avanzare delle proposte. Questo è lo strumento attraverso il quale chi governa può confrontarsi in maniera aperta, non solo con la minoranza consiliare ma, soprattutto, con tutta la cittadinanza per rendere conto di quanto sia stato fatto rispetto agli impegni presi e per discutere di eventuali necessità di modificare una o più parti del programma.
La mia proposta è che si pianifichino dei Consigli Comunali Aperti con scadenza trimestrale in modo da favorire l’organizzazione di confronti pubblici su alcune tematiche specifiche: una volta si parla di servizi, un’altra si discute del piano di diritto allo studio, poi di bilancio, di lavori pubblici, sicurezza e viabilità.

Un terzo strumento è costituito dalle commissioni miste composte dai cittadini e dagli amministratori. Queste commissioni avranno il compito di lavorare su alcuni progetti di pubblico interesse per poi portare soluzioni e proposte all’approvazione del Consiglio Comunale.

Nel mondo imprenditoriale i rapporti tra le parti sono regolati attraverso la stipulazione di un contratto; i contraenti verificano periodicamente lo stato di avanzamento dei lavori e, qualora in corso d’opera subentri la necessità di cambiare alcuni contenuti o regole dell’accordo, ne discutono e decidono insieme quali modifiche applicare.
Il programma elettorale non rappresenta forse un contratto tra amministratori e cittadini?


2 commenti:

  1. A me sembra che quello che viene chiamato "programma" locale o nazionale, andrebbe rinominato in LISTA DEI DESIDERI dell'aspirante sindaco e coalizione, voglio dire che se l'elencazione sintetica fosse per l'appunto la sintesi di un lavoro complesso in cui il punto di partenza non puo' che essere IL BILANCIO ultimo dove si identificano SPESE , ENTRATE, INDEBITAMENTI (breve/lungo termine), FLUSSI DI CASSA E RISORSE (mezzi propri forse e' esagerato per un comune...).

    A seguire veri o presunti BISOGNI, del comune e quindi stesura delle PRIORITA', ma circostanziate con COSTO DELL'INTERVENTO coperto da quali ENTRATE, tempi di realizzazione, temporizzazione dei controlli periodici, verifica finale.
    Tutto cio' per ogni singola VOCE DI PROGRAMMA.

    NON SOLO !!!

    E' riduttivo che "l'aspirante sindaco" si limiti a presentare la sua lista dei desideri....
    e' come se l'allenatore della Juventus si presentasse in conferenza stampa dichiarando che in questa stagione oltre allo scudetto la squadra vincera' coppa Italia, dei Campioni e Intercontinentale...
    ma non dice chi sono i giocatori che compongono la rosa titolare, riserve compresi massaggiatori fisioterapisti e medici ufficiali della squadra...
    pero' comprate gli abbonamenti AL BUIO e fidatevi di me che sono Antonio CONTE.

    Mi si passi la metafora calcistica...non mi sto presentando per il Palio delle Contrade (che pure ha la sua complessita' organizzativa...),ma per amministrare un COMUNE nei prossimi 5 anni, con variabili consciute ed altre assolutamente aleatorie e indeterminabili, per cui mi si passi la precisazione il programma quello circonstanziato dovrebbe avere delle ASSUNZIONI che determinino cosa si fa se la congiuntura e' favorevole o sfavorevole con un piano A e uno B comunque implementabile nel BEST e nel WORST.

    E' Altrettanto fondamentale che venga presentata la tutta la squadra, quali professionalita' e esperienze mettera' in campo ciascuno, in cosa e' specialista (rispetto al risanamento di bilancio o alla riorganizzazione dei servizi o all'organizzazione delle risorse umane) e perche' ho scelto quel giocatore sulla base di quali risultati documentabili meglio se di PPAA, perche' sappiamo che nel "privato" funziona un po' diversamente.
    E via via scorrendo quindi il CV di ognuno dei "giocatori" che nel caso mi sceglieste saranno i miei collaboratori a presidio dei diversi settori, per quelle priorita' e per quel programma.

    Altrimenti come ebbi gia' a dire in altro media cittadino sono solo chiacchiere e millanterie... e mio nonno napoletano avrebbe chiosato...
    CHIACCHIERE E TABACCARE 'E LEGNE BANC' 'E NAPULE NUN NE 'MPEGNA ! (Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non le prende in "pegno" ! )

    Grazie per l' ospitalita' e l' attenzione
    Rodolfo Principi

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  2. Ciao Sandro,
    io la vedo così:
    dalla disamina delle esigenze dei cittadini, la storia di una comunità, le varie problematiche presenti sul territorio nasce il "PROGRAMMA ELETTORALE".
    Tale programma deve essere:
    -chiaro (capibile dall'uomo di strada)
    -non pomposo (obiettivi raggiungibili)
    -serio
    -con pochi scopi;
    una lista di promesse è un impegno per chi li presenta e naturalmente è, per chi non ha un ideale politico a prescindere, un'attrazione per il cittadino al voto. Nel caso in cui qualche impegno non venga del tutto o in parte mentenuto deve essere dichiarato alla cittadinanza con assemblee e manifesti, spiegare i motivi ed eventuali azioni che possono essere intraprese per raggiungerle in un prossimo futuro.

    Io penso che il futuro Sindaco e la sua Giunta deve trascorrere un pò del suo tempo tra la gente per ascoltare, ed inoltre ritengo utile un contatto con le varie associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio per raccogliere idee e suggerimenti.
    Penso di aver espresso il mio pensiero, è la prima volta (non è mai troppo tardi) che tratto questi argomenti.
    Ciao e buon fine settimana.
    Francesco.

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